“La Rimandite” l’arte di rimandare raccontata dal coach Roberto Re
Quante volte ci siamo detti: ‘’Ok, questa cosa la faccio dopo’’? Oggi più che mai, bombardati da stimoli continui e distrazioni espresse o subliminali, sembrerebbe, infatti, pratica piuttosto diffusa nella vita e nel lavoro, quella di rimandare a un ipotetico domani ciò che si può tranquillamente fare nell’immediato. A spostare l’attenzione su questa ‘cattiva’ abitudine è un recente studio condotto dall’Università del Colorado, secondo cui la tendenza a rimandare è tipica degli impulsivi.
Questo studio è stato pubblicato qualche giorno fa su Psychological Science e rivela, in sintesi, che gli impulsivi sono gli individui con tendenza a rinviare maggiormente. In sostanza, l’impulsività è strettamente relazionata alla procrastinazione ma si tratta di un fenomeno moderno: oggi, infatti, gli individui tenderebbero ad anteporre obiettivi più a lungo termine rispetto al soddisfacimento dei propri bisogni primari. Secondo il mental coach Roberto Re, fondatore di HRD Training Group, la società numero uno in Italia nel campo della formazione personale, e trainer di sportivi del calibro di Jessica Rossi e di Roberto Mancini, ‘’Rimandare l’azione è una delle strategie più utilizzate dagli esseri umani per sfuggire il rischio di mettersi a confronto con il dolore che potrebbe procurare il non riuscire o lo sbagliare’’.
I politici hanno sempre rappresentato un esempio perfetto di questo teorema: promesse elettorali puntualmente disattese e obiettivi procrastinati per anni, seppelliti senza alcun imbarazzo sotto la scusa più vecchia del mondo. Urgenze, incombenze sopraggiunte che distolgono, sviano e allontanano incolpevolmente il focus dalle (vecchie) priorità: per il politico procrastinare è sempre stata un’abilità raffinata e irrinunciabile. Ma quando si smette di rimandare le cose? “E’ chiaro che questo accade quando la situazione diventa insostenibile, quando il ‘non fare’ è diventato peggio dell’affrontare la situazione che ci preoccupa”. Ciò si manifesta ovviamente anche in politica. Secondo Roberto Re, infatti: “A livello politico si evidenza come si possa smettere di procrastinare quando le problematiche risultano troppo evidenti”. E’ solo a quel punto, dunque, che il cambiamento non può essere ulteriormente rimandato. “Non è sfuggito a nessuno che una delle caratteristiche più evidenti di Matteo Renzi o di Beppe Grillo sia proprio la fretta: di cambiare, di raccogliere consensi, di comunicare al mondo che la vecchia politica è morta, che le parole sono state sostituite dalle azioni – aggiunge Re – Non è un caso che il nostro Premier inizi a twittare alle 6 del mattino aggiornando i suoi followers sulla sua agenda, né che Grillo sia impaziente di voler smantellare la vecchia politica con la nuova, attraverso strumenti come quello appena annunciato del processo in rete agli attuali rappresentanti in carica di governo e istituzioni”. Se non è voler smettere di rimandare questo…
“Il problema principale di chi tende a decidere senza agire è che in questo modo, a conti fatti, non ha deciso nulla – sostiene Roberto Re – Un esempio banale è quello della palestra: si decide di iscriversi per dimagrire, tonificarsi, stare meglio, tutte cose che in qualche modo facciamo fatica a ottenere o che si possono raggiungere nel medio-lungo periodo. Spesso più si assapora il risultato finale, più si dà per scontato e il tutto si traduce in non azione: l’idea di trasformare la decisione in azione ci rende insicuri”.
Secondo quanto sostiene lo studio, inoltre, non è chiaro se tra le due tendenze del procrastinare e dell’essere impulsivi vi sia un nesso di casualità: agiamo impulsivamente perché a forza di procrastinare siamo noi a metterci in qualche modo nella posizione poi di prendere una decisione rapida oppure procrastiniamo per evitare di prendere decisioni impulsive? Sebbene lo studio ci lasci con il dubbio una cosa è certa: l’essere procrastinatori non è una virtù bensì un innegabile difetto che va in qualche modo gestito.
“Il nostro principale nemico è la paura di non essere all’altezza di ciò che in qualche modo abbiamo già immaginato, e questo ci fa rimandare per metterci al riparo dal timore di non fare come vorremmo e in qualche modo ci evita il dolore” spiega Re.
Allora come affrontare e superare questa abitudine negativa? “Una delle soluzioni comportamentali è concentrarsi non sulle difficoltà che si possono riscontrare nell’azione bensì nei vantaggi che l’azione può portare nel futuro. Altra soluzione: concentrarsi e focalizzarci su quanto ci costerà continuare a rimandare quella decisione e , al contrario, su tutto ciò che di buono ci darà l’agire in quella direzione”- conclude Re.