Dott. Tomaso Cocco: “dal dolore si può guarire”
La società di oggi ci propone il profilo di persone vincenti, perfette e senza difetti mentre le persone sofferenti sono viste come fallite che vivono in solitudine e in silenzio e proprio per questo di “dolore” non si parla più e si finisce con l’essere privi di parole per raccontarlo . Affrontando e conoscendolo come faremo oggi spero faccia crollare il muro dell’indifferenza e per fare questo mi sono rivolto al Dottor Tomaso Cocco medico e fondatore del reparto di terapia antalgica all’Ospedale Binaghi di Cagliari.
Dottor Cocco mi spiega meglio il termine di “Ospedali senza dolore” ?
E’ un diritto di tutti i cittadini vedere il proprio dolore riconosciuto,valutato e trattato. Anche se il dolore in realtà deve essere riconosciuto non solo in ospedale ma anche a domicilio. Quindi, l’ospedale senza dolore deve individuare, mettere a disposizione di tutti gli operatori sanitari gli strumenti per attuare questo servizio e nello stesso tempo renderli consapevoli di questo diritto e quindi di informarli.
Dal dolore quindi si può guarire ?
Dal dolore si può guarire . Il dolore (grazie alla legge 38 del 15 Marzo 2010) è riconosciuto come malattia, per cui guarire dalla malattia si può. Ormai c’e lo specialista giusto : l’algiologo .
Tanto per iniziare, cosa deve fare un paziente per fare una diagnosi da voi ?
Bisogna chiamare il CUP (centro unico di prenotazione), avere l’impegnativa del medico di base e prenotare la visita algologica presso il contro centro di terapia del dolore.
A quali pazienti è indirizzato il vostro centro ?
Ai pazienti affetti dal dolore cronico benigno, nel 93% si tratta di mal di schiena,dolore cervicale,dolore da neuropatia diabetica,da herpes zoster, spessissimo ( 45%) artrosi e solo nel 6% pazienti con dolore cronico maligno ( oncologico) .
So che nel centro si praticano inoltre tutte le principali tecniche infiltrative per il controllo del dolore cronico tissutale ed articolare è così ?
Eseguiamo infiltrazioni: peridurali,intrasacrali, intrarticolori ( sotto la guida ecografica), punti trigger,faccette articolari e infiltrazioni plessiche dei nervi con l’elettroneurostimolatore.
Il dolore ha numerose definizioni, la più conosciuta lo descrive come “Una sgradevole esperienza sensoriale ed emozionale” ne aggiungiamo qualche altra ?
Certamente, il dolore è una malattia e come tale va trattato .
Nonostante l’emanazione di importanti atti normativi quali la legge 38 del 15/03/2010 il progetto “Ospedale senza dolore” inizialmente l’assistenziale era scarsa e per lo più lacunosa è migliorato qualcosa negli ultimi anni ?
Purtroppo non è migliorato molto,rimane nel vissuto e nella prassi comune un alone di “sospetto” o di sfiducia nei confronti dell’analgesia,a volte giustificato da oggettiva ignoranza circa le possibilità che offre ma nutrita anche da un fertile humus a cui, purtroppo, una certa degenerazione della cultura cristiana è stata estranea.
Per dolore si intende qualsiasi cosa che ti fa soffrire ma,a parte il dolore fisico ci può essere qualcosa anche nella interiorità di una persona?
Posso continuare dicendo che il dolore è tra le realtà più misteriose e inquietanti dell’uomo “Si nasce tra lacrime e si muore in lacrime” . E’ questo un detto molto antico che esprime quanto sia grande la presenza del dolore della vita dell’uomo. Il dolore non può essere ridotto soltanto alla biologia, il dolore è un tema della psicologia, della socialità, della terapia e della filosofia (Democrito afferma che “I dolori sono gli inizi del male”.Una medicina che non voglia esaurirsi in una tecnica di guarigione ma voglia essere una cultura della guarigione dovrà sempre prendere in considerazione anche queste altre dimensioni del dolore.
Il dolore fisico è ancora un segnale d’allarme ?
Il dolore fisico è un campanello d’allarme intelligente e ci aiuta a prendere coscienza che qualcosa non funziona, prima che il problema diventi più importante mettendo a rischio la “salute del paziente stesso” .
Esistono le soglie del dolore ? Se si quali sono ?
Sappiamo che la così detta soglia del dolore, ovvero la sensibilità nel percepire il dolore e nel sopportarlo, varia da persona a persona. Il dolore lo possiamo misurare con scale analogiche che possono essere visive, verbali e numeriche.
Da quante persone è composto il vostro centro ?
Da me e da tre ottimi collaboratori infermieristici : Franco,Marinella e Giulia .
Cosa vogliamo aggiungere per promuovere e divulgare il vostro Centro ?
Credo che la migliore pubblicità sia il passaparola come fino adesso è avvenuto.
E’ vero che le donne sopportano di più il dolore ?
E’ difficile da stabilire, sicuramente le donne hanno un grado di sopportazione del dolore più alto rispetto agli uomini, dovendo sopportare il dolore più brutto per eccellenza, ovvero il parto.
Nella loro pratica quotidiana i medici potrebbero raccontare tanti aneddoti ne ha almeno uno da raccontarmi ?
L’efficacia dei nostri trattamenti fa si che spesso i nostri pazienti si sentono quasi “miracolati”, tanto che alcuni di loro mi chiamano Papa Francesco.
La nostra è una rivista dedicata principalmente al mondo delle donne in quale percentuale le donne sono presenti nel vostro ospedale tra medici e infermiere ?
La percentuale delle donne impegnate nella nostra struttura è molto elevata.
Lo scorso 4 ottobre avete promosso con successo una giornata dedicata alle terapie del dolore con una madrina d’eccezione Dalila Di Lazzaro che in veste di promotrice della terapia del dolore acuto ha raccontato la sua esperienza avete in programma qualche altro evento ?
L’evento fa effettivamente avuto un enorme successo ed è nostra intenzione ripeterlo con nuove testimonianze.
Posso ripetere alle nostre lettrici una sua frase Dottor Cocco : “Il nostro interesse è che tutti sappiano dell’esistenza di un reparto aperto a chiunque stia soffrendo per un dolore cronico” vuole aggiungere qualcos’altro ?
E’ importante il messaggio divulgativo di chi è stato presso la nostra struttura.
“II nostro nostro lavoro non è fatto di persone che timbrano il cartellino ma da persone che sanno quando entrano in ospedale ma non sanno a che ora escono “ ma, a “Papa Francesco” resta del tempo per occuparsi di se stesso ?
Il poco tempo che mi rimane a disposizione lo dedico ai miei affetti e alla buona cucina.
Umberto Buffa